Quando si parla di serigrafia – o stampa serigrafica – si fa riferimento a una tecnica di stampa di tipo permeografico, il cui uso è volto perlopiù alla personalizzazione di diversi prodotti, che spaziano dagli oggetti del quotidiano, come t-shirt e tazze, fino ai manufatti di diversi materiali.
All’interno di una cornice in legno o metallo, definito “quadro serigrafico” o “telaio serigrafico”, è steso un tessuto permeabile di seta o nylon, ben tirato ed eventualmente ben ripulito con acqua, se già stato usato.
Quest’ultimo è a sua volta pretrattato, al fine di ottenere una trama più chiusa o più aperta a seconda delle parti dove far passare l’inchiostro: a trama chiusa l’inchiostro non passa, a trama aperta l’inchiostro passa, depositandosi sull’oggetto sottostante.
In seguito, si prepara una gelatina fotosensibile realizzata in parte con un catalizzatore: dopo averla ben miscelata, viene fatta risposare per mezz’ora.
La gelatina verrà poi stesa sul tessuto del telaio attraverso una spatola chiamata racla. Se per la stampa sono previsti più colori, è necessario ricorrere a un numero di telai pari al numero delle tonalità del disegno da stampare.
Dopo aver fissato la pellicola fotografica che riproduce il disegno o la scritta in positivo, il quadro viene inserito in un telaio che si abbassa e si chiude per stendere bene il tessuto (processo di tesatura).
A questo punto, viene proiettata, sulla pellicola fotosensibile adagiata sulla gelatina, una fonte di luce e calore che indurisce solo alcune parti della gelatina stessa, quelle rimaste morbide vengono eliminate con un getto d’acqua, lasciando scoperte solo quelle che compongono il disegno da stampare sul prodotto finito.
La sua massima espressione si trova negli Stati Uniti degli anni Cinquanta e Sessanta, dove venne utilizzata nelle campagne pubblicitarie, nei cartelloni, e poi negli studi d’artista, come quello di Andy Warhol, che creò – ad esempio – la sua famosa serie di ritratti di Marilyn Monroe proprio con la stampa serigrafica.
Ma le origini di questa tecnica, tuttavia, sono molto più antiche.
Non è un azzardo designare la serigrafia quale il metodo di stampa più antico esistente: alcune testimonianze affermano come la utilizzassero già i Fenici.
Ai tempi, questa si presentava come una tecnica basata sulla ripetizione di disegni relativamente semplici, effettuata attraverso particolari matrici, o “timbri”, che venivano inchiostrati su tamponi, costruiti con tessuti vari.
Il termine “serigrafia” deriva infatti dal latino “seri” (seta) e dal greco “grapho” (scrivere), dato che i primi tessuti che fungevano da stencil erano di seta.
Oggi possiamo distinguere la serigrafia artigianale o manuale dalla serigrafia automatizzata.
Nel primo caso, è la persona incaricata a dirigere l’esecuzione dell’intero processo.
Nel secondo caso, invece, la parte del processo in cui viene applicato l’inchiostro viene eseguita da una macchina. L’operaio si occuperà solamente di posizionare il prodotto pubblicitario nell’apposito macchinario e rimuoverlo una volta che la stampa è stata eseguita.
Allo stesso modo – indipendentemente dal fatto che la tecnica sia artigianale o automatica – possiamo distinguere la serigrafia piana dalla serigrafia circolare.
Nel primo caso, come suggerisce il nome, sarà eseguita su una superficie piana e dunque è indicata per articoli come magliette, borse, taccuini, quaderni e targhe.
Di contro la serigrafia circolare viene utilizzata ad esempio per borracce, tazze, mug o altro merchandising di forma circolare.
In questo caso l’oggetto viene posto in una piccola struttura che lo sorregge, dopodiché la macchina provvede a ruotarlo in modo che l’inchiostro venga applicato in modo circolare.
La serigrafia artigianale rimane tutt’ora il procedimento più indicato anche per la produzione e decorazione delle targhe in lamiera smaltata, ogni pezzo viene realizzato manualmente rendendolo così unico e di alta qualità.