Il nostro territorio è coperto da km e km di strade di tanti tipi, che vengono classificate in vari modi a seconda delle normative, del contesto in cui si trovano (ad esempio urbano o extra urbano) o dell’esistenza o meno di un pedaggio per accedervi. Parte integrante di esse è rappresentata dalla segnaletica stradale. Uno strumento che guida automobilisti, ma anche ciclisti o pedoni, permettendo loro di orientarsi e raggiungere le destinazioni desiderate.
Siamo così abituati ad usare i segnali stradali che finiamo per considerarli quasi come parte del paesaggio, un elemento dato del contesto, come se facessero davvero parte dello scenario naturale. Anche perché non possiamo immaginare di muoverci senza questo tipo di aiuto. Nonostante l’enorme sviluppo dei navigatori satellitari, infatti, tutta la segnaletica stradale rimane indispensabile. Questo perché svolge funzioni – innanzitutto in relazione alla sicurezza, ma non solo – che non sono sostituibili da quel tipo di strumenti tecnologici.
Sappiamo tutti bene, tuttavia, che ovviamente i segnali stradali non esistono da sempre, quello di cui però forse non tutti sono consapevoli è la storia che ha portato alla loro nascita nel nostro Paese.
Il ruolo principale e i maggiori meriti nella storia dell’installazione di questo tipo di cartellonistica in Italia ricade senza dubbio sul Touring Club Italiano. Bisogna risalire alla fine dell’800 per rinvenire nei verbali della storica associazione i primi dibattiti sull’esigenza di imbarcarsi in un progetto di questo tipo, a cui ci si riferisce con le parole “indicatori ai crocicchi” oppure “cartelli indicatori”.
Si può mettere un punto di inizio più precisamente nel 1895, per tracciare i contorni di una storia che arriva fino al 1973, quando l'”Ufficio di Segnalazioni Stradali” del TCI viene chiuso perché ne viene ritenuta esaurita la funzione.
L’inizio di questo percorso è contraddistinto da raccolte fondi destinate allo scopo, innanzitutto tra gli aderenti all’associazione ma anche presso altri privati, enti pubblici, società, associazioni e industrie. Inizialmente chi contribuiva poteva perfino venire ricompensato con l’inserimento del proprio nome sul cartello stradale.
Questi primi esemplari di cartelli e strutture dedicati alla segnalazione stradale non avevano l’aspetto e i colori che li contraddistinguono oggi: tutta la segnaletica stradale era di colore azzurro con scritte bianche e i pali erano dipinti di arancione. È solo dal secondo decennio del ‘900 che i colori principali sono diventati rosso, bianco e nero. Un’altra curiosità degna di nota è il tentativo di illuminazione che venne fatto, tramite un sistema basato sulle lampadine, che molto presto però venne abbandonato a favore dell’uso di superfici catarinfrangenti.
Ovviamente la strada per arrivare a una distribuzione organica ed efficiente dei segnali stradali e a un risultato accettabile non è stata lineare e facile. Inizialmente i cartelli furono soggetti ad atti di furto e vandalismo, motivato anche dal fatto che gli abitanti dei paesi erano abituati a farsi dare laute ricompense per indicare la strada e aiutare i viandanti. Ma furono soprattutto le due guerre mondiali a provocare grandi passi indietro, sia per i danneggiamenti sia per le rimozioni mirate espressamente a confondere e rallentare i nemici.
Fu solo grazie a importanti partenariati con investori privati come ad esempio Fiat e Pirelli e successivamente con un progressivo ingresso delle amministrazioni pubbliche, anche con funzione di standardizzazione e regolamentazioni, che i temporanei peggioramenti dovuti alle guerre mondiali furono superati e pian piano la segnaletica della strada venne diffusa in modo compiuto sulla nostra penisola.
Sin da subito, inoltre, fu avvertita l’esigenza di uniformare la segnaletica nazionale con quella degli altri principali Paesi europei.
Il bisogno di uniformità era condiviso dagli altri stati europei: nel 1909 si svolse la prima Conferenza internazionale dedicata allo scopo, a Parigi. Ma la più importante fu la Convenzione di Vienna del 1968, in ambito ONU, sul tema generale della circolazione stradale.
Nonostante questo permangono alcune differenze grafiche, o di carattere e colorazione, che vengono comunque ammesse: per esempio in alcuni Paesi lo sfondo dei segnali di pericolo è il giallo e in Irlanda la forma di questo cartelli è romboidale, come in altri Paesi del mondo come ad esempio l’Australia e la Nuova Zelanda.
È infatti uscendo dai confini europei e andando più lontano, che si possono scoprire le differenze più eclatanti o le peculiarità che a noi possono sembrare più strane, in relazione alla segnalazione stradale.
Negli Stati Uniti per esempio è consuetudine scrivere moltissime parole dentro i cartelli e affidarsi pochissimo alla grafica: una modalità che può risultare difficile da utilizzare per chi ha un’impostazione diversa, soprattutto per chi non conosce l’inglese a sufficienza.
I cartelli internazionali più buffi sono poi senza dubbio quelli riferiti a pericoli legati in modo caratteristico alle peculiarità naturali di un luogo: sempre negli Stati Uniti ad esempio si possono trovare cartelli che mettono in guardia dall’attraversamento delle tartarughe, alle Hawaii dalla caduta di noci di cocco e nell’isola di Terranova dallo speronamento delle auto da parte degli alci.
Dopo questo breve excursus al di fuori dei confini nazionali in tema di segnaletica della strada, possiamo tornare alle normative in vigore nel nostro Paese per approfondire le norme che regolano le caratteristiche dei cartelli che devono essere prodotti e installati attualmente nel nostro Paese.
Il codice della strada attualmente in vigore in Italia è quello del 1992, a cui ci si riferisce comunemente come “nuovo” codice della strada in contrapposizione a quelli precedentemente vigenti, e che è stato successivamente modificato, con l’introduzione tra le altre cose della patente a punti, nel 2003.
Gli articoli che si occupano di segnaletica della strada sono quelli che vanno dal 37 al 45, una sezione specificamente denominata “Organizzazione della circolazione e della segnaletica stradale”. In questa parte vengono stabiliti colori, forme, dimensioni e posizionamenti corretti, a cui ovviamente è vietato sottrarsi, se non con esplicite concessioni di deroghe.
Tutti i segnali stradali prodotti da Smalteria Emiliana sono conformi per caratteristiche tecniche a queste prescrizioni normative e ai relativi regolamenti di attuazione. Vengono prodotti nei tre formati standard e con supporti in alluminio o lamiera. La finitura è realizzata con pellicola retroriflettente E.G. classe 1 (a normale risposta luminosa con durata minima di 7 anni), o H.I. classe 2 (ad alta risposta luminosa con durata minima 10 anni),
Tutta la segnaletica è infine provvista di marcatura CE in ottemperanza alla direttiva 89/106/CE secondo la norma armonizzata EN 12899-1:2007, che regola la conformità dei prodotti immessi sul mercato per garantirne, tra le altre cose, la sicurezza.
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