Si sente spesso parlare di vintage e retrò. Ma sono la stessa cosa?
In realtà, anche se possono sembrare sinonimi, il loro significato è ben diverso.
“Vintage” deriva dal francese antico “vendange”, che significa vendemmia, che a sua volta indica i vini d’annata pregiati.
E già dal nome, possiamo capire che questa parola viene attribuita a prodotti di qualità e sicuramente non recenti.
Infatti, con il termine Vintage si indicano gli oggetti vecchi di almeno 20 anni, diventati preziosi nel tempo perché prodotti con materiali di alta qualità; ma, anche e soprattutto, perché hanno avuto un’impronta così decisiva sul costume e la cultura della società, da essere ancora considerati di pregio e inimitabili dopo decenni.
Possono essere vintage accessori, capi d’abbigliamento, gioielli, mobili, oggetti di design, chitarre, dischi, computer, videogiochi… ma non solo: anche automobili, biciclette e motociclette, in genere prodotti tra gli anni 1920 e 1990.
Generalmente, i prodotti vintage sono riconoscibili anche perché tipici e caratteristici di una specifica epoca.
Pensiamo ad esempio all’iconica bicicletta Graziella, alla Vespa, alla Lambretta, oppure ad oggetti come lo zaino Jolly Invicta, il trench Burberry’s color cammello, o l’orologio Swatch Scuba.
Queste e mille altre cose hanno riempito le case e fato parte dello stile dei nostri nonni e genitori (o comunque di chi ha più di vent’anni), e si possono definire vintage proprio perché si tratta di oggetti autentici appartenenti a quell’epoca passata.
Con “Retrò” (che è l’abbreviazione di “retrospettivo”), si intende invece uno stile culturale che si ispira alle mode e tendenze passate, possiamo dire uno stile imitativo, con cui si rende omaggio ad una certa epoca tramite elementi di recente produzione.
Questi elementi possono essere un abito, una sedia, o un oggetto di arredo. Oggetti fabbricati al giorno d’oggi, che rimandano ad un determinato periodo cult della storia.
Lo stile retrò, infatti, condivide con il vintage l’iconicità e la riconoscibilità, quello che lo differenzia è il periodo di produzione.
In sintesi, lo stile retrò si riferisce a cose nuove e contemporanee che mostrano caratteristiche del passato. Ed ecco perché un oggetto nuovo, anche se ricorda epoche passate, non verrà mai definito vintage, ma retrò.
Come non citare come esempio gli anni ‘50? L’abbigliamento e gli accessori tipici come il vestito con la gonna a ruota, lo scollo a barchetta, i bracciali in finta bachelite, gli occhiali da sole cat-eye:
molto difficilmente li troveremo originali di quell’epoca, ma a livello di immaginario sono diventati così popolari che anche oggi vengono prodotti e utilizzati, un po’ per nostalgia di tempi passati, un po’ per lo stile iconico.
Lo stile retrò, se ci pensiamo, suggerisce un modo un po’ ironico e nostalgico di relazionarsi al passato. Possiamo dire una “nostalgia non sentimentale”, che richiama forme moderne che non sono più attuali.
Ovviamente ci sono diverse cose da considerare a seconda della categoria di prodotti che si vuole classificare.
Ad esempio, se parliamo di arredamento e mobilio, quindi nel caso si volesse verificare che tavoli, armadi, credenze, comò o comodini siano realmente vintage, le prime cose da osservare sono lo stile, la fattura, i materiali e i colori.
Ogni epoca infatti ha le proprie caratteristiche e piccoli dettagli che ne svelano l’età.
In generale i mobili più antichi hanno pochi elementi che non siano legno o colla.
Osservate quindi bene i materiali: se un pezzo d’arredo è in legno, essendo un materiale “vivo”, con il tempo tenderà a seccarsi e a perdere elasticità, perciò si capirà anche da questo se si tratta di pezzi autentici o meno.
Se il mobile è dipinto bisogna controllare le vernici, infatti quelle più recenti non hanno la patina dell’antico, e con il tempo le superfici tendono a diventare giallognole se sono chiare o bianche, e a virare verso il grigio se sono scure.
Ci sono inoltre part nascoste che “non mentono mai”, perché di solito non vengono rifinite: rovesciando i mobili al contrario si potranno notare fori di tarli, riparazioni e anche chiodi, viti e giunture.
Se parliamo di abbigliamento, invece, per capire se si ha tra le mani un capo vintage originale o una riproduzione, ci sono alcuni dettagli che si possono esaminare.
Innanzitutto il contesto dice già molto, visto che se ci si trova ad un negozio di usato o alle bancarelle del mercato è molto probabile che si trovino capi e accessori vintage, piuttosto che retrò (quest’ultimo lo si trova soprattutto in negozi specializzati o in catene di abbigliamento economico).
C’è da dire che vintage non è sempre sinonimo di usato, un capo potrebbe essere datato ma non essere mai stato usato; l’abbigliamento retrò invece è sempre nuovo, quindi per capire l’epoca di fattura si devono esaminare zip, fibbie, etichette e bottoni:
le zip vintage sono molto sottili e con denti metallici, quelle recenti sono in nylon; le etichette vintage hanno pochi colori, i font sono antiquati e hanno informazioni meno dettagliate, mentre quelle retrò specificano la composizione del capo; le fibbie in metallo vintage possono essere ossidate o arrugginite, e i bottoni possono essere un po’ rovinati.
Inoltre, se un capo ha cuciture uniformi e regolari, probabilmente è un pezzo retrò di fattura industriale.
Se i colori sono un po’ sbiaditi dal tempo e i tessuti utilizzati sono in disuso staremo parlando di abbigliamento vintage, e se più assortimento c’è dello stesso modello in colori diversi, allora il capo sarà recente.
L’osservazione dei materiali, dei colori, del contesto in cui ci si trova, dei particolari, valgono per tutti i tipi di prodotti, anche per oggetti di arredamento, design o strumenti musicali.
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